Ci sono nomi destinati
a rimanere nella nostra memoria collettiva per intere generazioni, uomini che
con le loro decisioni cambiano la storia di un paese o addirittura del mondo
intero, uomini che spesso e volentieri si sono fatti da soli, senza aiuti.
Questi uomini, però,
spesso entrano nella storia del mondo dalla parte sbagliata, dalla parte dei
“cattivi”.
In queste storie, poi,
capire quale sia la parte buona e quella cattiva è molto difficile; capita
anche che la povertà e la disperazione non permettano più di distinguere il
Paradiso dall'Inferno, e ciò che ne nasce è una miscela anarchica in cui tutto
è concesso; in cui ogni limite, ogni legge viene spostata qualche centimetro
più in là, in cui il fine giustifica puntualmente il mezzo.
La location perfetta
per una di queste storie è senza dubbio la Colombia degli anni ’80, un luogo
dove la “miscela anarchica” è costituita da potere, sangue e coca; il rapporto
tra il governo e i narcos diventa sempre più stretto, soffocante, forte, quasi
indissolubile.
In particolare un
narcos e una banda a quel tempo avevano a libro paga quasi due milioni di
colombiani: Pablo Emilio Escobar Gaviria e il suo “cartello di Medellin”.
Tutti conoscono
Escobar, è superfluo ricordarlo come l'imperatore della cocaina, il
narcotrafficante più ricco di tutti i tempi o come uno dei criminali più
sanguinari della storia, quello che forse non tutti sanno è che Escobar è stato
anche un signore del calcio!
Finanziò la
costruzione di diversi campi da calcio nei quartieri popolari di Medellin e non perse l’occasione di invitare nella sua
Catedral (la sua “prigione”) un certo Diego Armando Maradona, personaggio molto
amato dal popolo sudamericano, soprattutto quello meno abbiente, per una
partita.
Per dovere di cronaca alla
partita partecipò anche il famoso portiere colombiano Renè Higuita conosciuto
per il colpo dello scorpione e per il suo soprannome: “El Loco”.
Ma, andiamo con
ordine: correva l'anno 1991, Maradona scontava la squalifica di due anni per
essere risultato positivo alla cocaina nei test anti doping, quando venne
avvisato dal suo agente, Guillermo Coppola, che un importante signore
colombiano era intenzionato a pagarlo bene, molto bene per esibirsi in
un'amichevole; la proposta a prima vista non sembra di quelle indecenti,
Maradona senza farsi troppe domande prende il primo aereo e arriva a Medellin,
qui però la storia cambia; fu scortato in una prigione circondata da
centinaia di guardie, le sue certezze traballarono:
-¿Qué te pasa, quieres arrestarme?
Passata la prima vista
traumatica Diego si calma e va a conoscere questo famigerato “El Patron”, anni
dopo Maradona riferirà:
“Sembrava di essere in un hotel di lusso di Dubai. Fu lì
che mi presentarono il signore che mi aveva invitato, chiamandolo El
Patron. Io non leggevo i giornali, non guardavo la tv, non ero sicuro di chi
fosse. Si dimostrò un uomo molto rispettoso, anche freddo, ma amichevole
con me. Mi disse che ammirava il mio calcio, che si identificava con me, perché
entrambi eravamo riusciti a trionfare sulla povertà”
Il giorno dopo
Maradona giocò la partita, fu pagato e tornò a svernare in Argentina; senza
chiedersi più di tanto perché quell’uomo avesse così tanti soldi e vivesse in
una “prigione” del genere.
Maradona però non è un
tipo scontato, non può far qualcosa senza lasciare dietro di sé una scintilla,
una dichiarazione che consenta a chi presume di avere la coscienza limpida di
bollarlo una volta in più come “drogato” o “mafioso” e inviti a ragionare chi,
invece, cerca di carpire dalle sue sparate ogni parola di cruda saggezza che
proferisce.
La dichiarazione è la
seguente:
“In tema di narcotraffico, io sono il meno indicato per
giudicare, però il padrone pagava i contadini per raccogliere la pasta di coca,
ne pagava altri perché lavorassero nei laboratori e pagava anche i piloti per
portarla negli Stati Uniti. Alla fine dei conti, fabbricava un prodotto
clandestinamente e lo vendeva a gente che lo chiedeva, nessuno veniva
obbligato, no? Non lo rubava a nessuno. D'altra parte, i politici vengono
eletti e rubano il denaro al popolo, alzando le tasse a una madre che
compra il latte per i suoi figli. Quindi, chi è il peggiore eticamente? Per
quanto riguarda i morti, era in guerra contro lo Stato per un motivo
patriottico, perché i cittadini colombiani non venissero estradati negli
Stati Uniti. E in guerra la gente muore. Anche Bush per il petrolio uccise
centinaia di migliaia di persone. Lui non è cattivo?”
Benvenuti in Sud
America.