domenica 27 dicembre 2015

PAGELLONE SEMI-SERIO DI META’ CAMPIONATO.

ATALANTA 7: Ad inizio campionato si sperava in una tranquilla salvezza, una delle tante che aveva portato a casa negli anni passati Stefano Colantuono, ed invece la Dea ( e Reja) hanno stupito tutti, sgomitando per posti ben più blasonati. In effetti avendo tra le proprie file un certo Mauricio Pinilla come si può lottare per la salvezza?.

BOLOGNA 6: Media aritmetica tra il 4 del Bologna di Delio Rossi e l’8 di quello di Donadoni. Mai come questa volta la scelta di lasciare a piedi un tecnico ha pagato tanto, la squadra è quadrata e attenta in fase difensiva, ora però gli emiliani devono sperare di rivedere il Destro (quello vero) dei tempi del Siena.
Ah già… Lo possiamo dire che Ciccio Brienza sta giocando ai livelli di Ronaldo dei tempi d’oro?!

CARPI 5: Per me la matricola emiliana è retrocessa il giorno in cui ha affidato (se pur per qualche settimana) la panchina a Sannino. Detto questo bisogna dire che il Carpi è una squadra che sfanga, e di brutto, per questo mi piace molto; ma francamente le dò al massimo 2 mesetti di reale lotta per non risprofondare in B. Anche se la dedizione che ci mette capitan Borrielo è ammirevole, contando che ha la Nargi a casa.

CHIEVO 6,5: Ogni anno è l’anno buono per la retrocessione del Chievo, ma a meno di clamorose sviste i veneti si sono salvati di nuovo la pellaccia; grazie soprattutto ad un ragazzone veronese che risponde al nome di Riccardo Meggiorini, il Real dov’è quando serve?!

EMPOLI 8: Ecco un’altra squadra che si vedeva già in B, ed invece Giampaolo ha saputo prendere bene le misure ad una squadra che sembrava finita dopo l’addio di Sarri. A ridere di tutto questo è il presidente Corsi pensando al fatto che quest’estate potrà rivendere Saponara a 2-3 milioni a gol, e fidatevi che di gol ne fa…

FIORENTINA 8: Questa Fiorentina secondo il mio umile pensiero si contende lo scettro di squadra più “bella” d’Europa con il Barcellona di Messi e il Crotone di Budimir.
Paulo Sousa ha fatto un capolavoro di rara bellezza e senza spendere neanche un patrimonio, anzi, vi ricordate per caso chi sia Salah?

FROSINONE 5+: Vale lo stesso discorso fatto col Carpi ma qui si meritano il mezzo voto in più per aver lasciato il buon Stellone sempre al suo posto e per i “tifosi” che si gustavano la partita dal balcone in Frosinone-Juve, ah già il mezzo voto diventa un più (+) per Diakitè titolare riproposto ogni santissima domenica.

GENOA 4: Ridendo e scherzando, la squadra di Gasperini è a 2 punti dalla zona retrocessione. Il Genoa è in difficoltà indicibili, le sue partite assomigliano a degli piscodrammi, nel bene e nel male, (basti pensare ai finali al cardiopalmo o all’espulsione lampo di Pavoletti contro il Carpi…) e non sono mai banali. Ma se le partite sono piscodramatiche l’attacco rossoblu è horror puro, Pandev sembra alla frutta e l’unico in grado di garantire qualche gol sembra essere proprio il buon Pavoletti. Ah già dimenticavo… fra poco c’è un derby che promette solo tanti ceffoni.

INTER 8: “Ragazzi ma che gioco fa l’Inter?!” questa è più o meno la tiritera che si sente uscire dalle bocche dei tifosi non-interisti, infatti non si può negare che il Mancio abbia plasmato questa squadra più per una guerra che per un campionato.
Ma alzi la mano chi a Ferragosto pensava che  a Natale, in testa al campionato ci sarebbe stata l’Inter di Mancini; forse nessuno o forse solo alcuni visionari ispirati dalla Vodka.
Ma oggi, 27 dicembre 2015 vincono, e lo fanno con un gioco tutt’altro che spumeggiante, a suon di 1-0 e partite vinte quasi per miracolo. Ma è esattamente il nostro concetto ideale di sfangata, diciamocelo. E poi con un Felipe Melo in queste condizioni, noi non potremmo chiedere di meglio.

JUVENTUS 7,5: Inizio disastroso, Allegri già con una gamba e mezzo fuori dallo Stadium, ed invece, la Juve da grande squadra ha saputo ritrovarsi dopo una bella doccia fredda offerta gentilmente dal Sassuolo. Ora a Natale  la Juventus è tornata e fa paura di nuovo a tutti. La concorrenza, che pensava di essersi liberata del peso dei campioni in carica, chiude il 2015 smadonnando parecchio.

LAZIO 5: L’ultima vittoria di San Siro ha risollevato un po’ morale e classifica, ma la situazione resta parecchio delicata. Il pubblico ormai ha abbandonato la causa e la Nord è in sciopero da 3 mesi; risultato? All’olimpico ormai Klose e compagni giocano in trasferta.

MILAN 5: Parecchi milioni spesi, Mihajlovic, bomber di respiro internazionale e due derby vinti (anche se valevano come la diffida di Felipe Melo)… Eppure ci ritroviamo a Natale per l’ennesimo anno consecutivo a parlare di crisi a Milanello; almeno nell’ultimo lustro si poteva dire che era tutta la Milano calcistica in crisi, quest’anno l’Inter è ripartita. Forse è stato il cambio di presidenza ha dare la scossa giusta  all’ambiente interista? Potrebbe essere, infatti la sensazione è che Sinisa e dirigenza e proprietà possano venire alle lame da un momento all’altro. L’occasione del riscatto potrebbe essere la coppa Italia, con il tabellone da Lega Pro dalla parte del Milan.

NAPOLI 7,5: Dopo le prime tre gare già si pensava che forse il buon Maurizio Sarri non avrebbe mangiato il panettone, anzi il babà, scusate. Ed invece l’ex tecnico dell’Empoli ha ingranato la terza, soprattutto grazie alla cura, quasi maniacale, che ha adottato con alcuni giocatori (Koulibaly è lo stesso giocatore dell’anno scorso? Davvero?). Ora tocca riportare i partenopei allo stadio e si potrà parlare di scudetto.

PALERMO 5: #rivogliamoBeppe serve aggiungere altro?

ROMA 6: Per una volta le cose sembrano girare per il verso giusto a Trigoria, qualificazione agli ottavi di Champions, vetta a 4 punti e finalmente un bomber di razza al quale aggrapparsi (che non abbia visto nascere Dante); la situazione si potrebbe leggere in questo modo, ma purtroppo vedendola da quest’altro punto di vista le cose sembreranno più veritiere: agli ottavi c’è il Real da affrontare, la vetta non è occupata dalla Juve degli invincibili ma dall’Inter e il bomber di razza è in crisi totale.
La Roma sembra essere pronta ad esplodere da un momento all’altro, e Garcia la mattina si sveglia ancora mister della Roma solo per mancanza di sostituti… Serve un inversione totale oppure si rifarà un anno da “zero tituli”.
SAMPDORIA 4,5: Se il Genoa sta messo male, la Samp non è che possa riderci molto. La Samp comincia la stagione facendosi buttare fuori dall’Europa League ancora sotto l’ombrellone, poi in campionato parte maluccio ma non tragicamente, ma Ferrero decide comunque di cacciare Zenga per prendere Montella.
Vincenzo dal canto suo non sistema molto ed ecco a voi un derby da dentro o fuori, buona fortuna.

SASSUOLO 7: Dio benedica Di Francesco, il Sassuolo è una squadra giovane, che gioca bene, cool e di grande prospettiva. L’Europa è a pochi punti di distanza, cosa volete di più?!
TORINO 6: Ordinaria amministrazione per la truppa Ventura, meno prospettive rispetto all’anno scorso, troppi derby persi (tutti in malo modo); insomma male, ma non malissimo.

UDINESE 6: A Udine la preoccupazione principale di questa stagione era di finire lo stadio. Il gioiellino del Friuli però, per un breve periodo ha rischiato di vedere la serie B il prossimo anno perchè, dopo la partenza a razzo (espugnato lo Juventus Stadium con una sfangata di proporzioni cosmiche) la squadra friulana sembrava precipitata in un dirupo. Poi, con la sapiente mano di Colantuono, che riesce ad attrezzare barricate e contropiede a ogni partita, le cose sono andate migliorando, e la retrocessione non è più uno spettro che fa paura.

VERONA 3: Ecco, il Verona non è che lo vediamo proprio benissimo. La partenza è stata un incubo, l’arrivo di Del Neri ha portato qualche punto, ma ha fatto prima ad arrivare il Natale che non la prima vittoria gialloblu della stagione. E la salvezza è già lontana 8 punti, praticamente tutti quelli fatti fin qui dalla truppa dell’Hellas. Insomma, per salvarci servirebbe un intervento dall’alto, da molto in alto. Luca Toni è alla sua stagione di addio, rischia di salutare con una triste retrocessione. Serve una vera e propria impresa.




giovedì 24 dicembre 2015

QUANDO LA TRADIZIONE VINCE (FORSE).



Ormai l’avete capito, del mondo del calcio amo principalmente due cose: le imprese e la tradizione che ogni club si porta dietro; proprio per questo oggi  sono particolarmente felice, gli SCEICCHI ( sì proprio loro), si sono arresi ai tifosi del Manchester City cambiando il logo del club, ora dalle parti  dell’Etihad Stadium non sventolerà più l’aquila romana, ma il vecchio logo, un logo che significa molto per la città di Manchester.
Nel nuovo logo (che trovate sopra)  vi sono rappresentate due cose molto importanti per tutti i cittadini di Manchester, che tifino per il Blue Moon o per i Red Devils.
La prima (e anche più importante) è la nave, una delle tantissime navi che veleggiavano ogni giorno per i canali di Manchester senza i quali la modernissima e bellissima “capitale del nord inglese” non sarebbe altro che una fredda e inospitale cittadina del nord-ovest.
La seconda è la rosa rossa, per ricordare che Manchester durante la guerra delle rose appoggiava la casata dei Lancaster a discapito di quella di York.
Quindi questo cambio di logo è una bellissima notizia per noi appassionati di calcio “old style”, ma purtroppo non è tutto oro ciò che luccica, poiché dietro questa mossa apparentemente disinteressata c’è (forse) una specifica scelta di Merchandising; infatti probabilmente non sapete che lo sceicco  Mansur bin Zayd Al Nahyan proprietario del Man.City è anche a capo del New York City e del  Melbourne City.
Stranamente i tre loghi ora si somigliano moltissimo, cosa che fa pensare alla volontà di creare una specie di marchio con 3 squadre, in 3 parti del mondo, con stessi colori di maglie, stessi sponsor e ora anche stemmi simili.

sabato 12 dicembre 2015

PARTITA DEL SECOLO, JAHRHUNDERTSPIEL, PARTIDO DEL SIGLO.


Poche sono le partite che hanno cambiato la storia del calcio, forse 2-3 come il Maracanazo, dove la Celeste ha strappato dalle mani brasiliane un mondiale che era già loro, oppure Inghilterra- Ungheria  dove i magiari capitanati da Puskas e Hidegkuti hanno umiliato i superbi ed ormai ex maestri britannici in casa loro, a Wembley, per 3 a 6.
Ma c’è una partita che almeno secondo me ha cambiato il mondo e non solo quello calcistico, sto parlando della partita del secolo, Italia-Germania 4 a 3.
 Gli spettatori sono 102.444, fa caldo, molto caldo: 25 gradi. Tanta umidità. La combinazione fra i 2200 e passa metri di altitudine e l'inquinamento produce un'aria appiccicosa e salmastra, il cielo è di quel grigio chiaro che spesso si vede a Mexico City.
In Italia la telecronaca sfida il record d'ascolto stabilito l'anno prima dallo sbarco dell'uomo sulla luna, il telecronista Nando Martellini (che passerà alla storia) ammette che la Germania è favorita. C'è attesa, però nessuno al mondo sa’ o  immagina che il dio del pallone sia pronto a tanto.
Per la verità penso che il dio del pallone (no, non stiamo parlando di Maradona) abbia sonnecchiato anche lui nei primi 89’ minuti di partita, perché l’Italia sta per portare a casa la vittoria nel modo più comodo e italiano che si possa immaginare, con un bel CATENACCIO, minimo sforzo e massimo risultato.
Ma il dio del pallone aveva in mente altro… Infatti  come abbiamo già detto il primo gol fu segnato da Roberto Boninsegna, dopo soli otto minuti dall'inizio della partita, frutto di una combinazione con Gigi Riva. Per i seguenti ottanta minuti l'Italia tese il solito e fidatissimo catenaccio, ma il milanista Karl-Heinz Schnellinger, con il suo primo e unico gol in quarantasette partite con la nazionale, portò la gara in parità due minuti e mezzo oltre i tempi regolamentari. La cosa, contrariamente a quanto succede oggi, a quei tempi era più unica che rara; infatti praticamente in quasi tutte le partite gli arbitri fischiavano la fine allo scadere del famigerato 90º minuto. Questo spiega la delusione e lo sconcerto del telecronista Nando Martellini che al fischio finale dei tempi regolamentari disse al microfono: “Questo Yamasaki! Due minuti e mezzo dopo la fine del tempo regolamentare!”.
L’Italia ora ha bisogno di rivedersi, di cambiare gioco, il catenaccio è saltato e con esso anche la formazione iperdifensiva messa in campo dal mister Valcareggi, ora ci sono i tempi supplementari e occorre vincere per non incappare in una delle peggiori delusioni sportive della storia italiana, proprio contro i detestati teutonici.
I supplementari però iniziarono nel modo peggiore, Gerd Müller segna un gol di pura furbizia al 94', infatti fu abile a sfruttare un errato tocco della difesa italiana dopo un debole colpo di testa di Uwe Seeler; ma poco dopo rimise in parità la partita un altro difensore, Tarcisio Burgnich (al suo secondo e ultimo gol in nazionale in sessantasei partite), anche questo su un errore difensivo, questa volta tedesco. L'Italia, un minuto prima della fine del primo tempo supplementare, passò addirittura in vantaggio, con uno straordinario assolo di Riva in contropiede.
Ma il Dio non è ancora sazio, e così iniziò il secondo tempo supplementare, proprio in questo lasso di tempo si vide una delle scene più belle che il mondo del calcio abbia mai offerto, il fortissimo difensore tedesco Beckenbauer, a seguito di un infortunio che gli causò la lussazione di una spalla, restò stoicamente in campo, giocando con un braccio fasciato lungo il corpo, fino alla fine dei supplementari. Torniamo alla cronaca della gara, al quinto minuto del secondo tempo supplementare, la Germania trovò il pareggio. Il colpo di testa di Seeler su un pallone proveniente da un calcio d'angolo sembrò indirizzare la palla fuori, ma Müller (sempre meravigliosamente Gerd)  intervenne di testa, trovando uno spiraglio tra Rivera (piazzato sulla linea di porta) e il palo.
Siamo 3 a 3, è il momento della verità, rimangono solo 10 minuto e lo spettro dei rigori aleggia sul campo messicano; ma… come nei poemi epici più belli, dopo solo un minuto dalla doppietta di Müller arriva il gol della vittoria, targato Rivera, palla rimessa in gioco dal centro campo, undici passaggi, nessun intervento dei tedeschi e conclusione dello stesso Rivera che di piatto superò Maier. Finì 4-3.
Il mondiale sappiamo tutti come finì, ci arrendemmo in finale con un perentorio 4 a 1 contro il Brasile; ma forse quella partita, quella fantastica semifinale era ed è la pagina più bella della nazionale italiana.
Un certo signorotto inglese che nel tempo libero governava la nazione più potente d’Europa disse…

“Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio.”

Ecco… molto probabilmente quella notte vincemmo veramente una battaglia contro quelli che poco meno di venti anni prima ci erano stati alleati e in seguito invasori.
Tutt’oggi se vi fate un giro nella capitale dello stato centroamericano, più precisamente fuori dallo Stadio Azteca, avrete l’opportunità di scorgere una targa che commemora quella partita che è diventata nel tempo più epica che sport.
All’inizio dell’articolo dissi che il telecronista Nando Martellini è passato alla storia, ci è passato grazie a questa frase; semplice, ma bellissima proprio per la sua semplicità.


« Che meravigliosa partita, ascoltatori italiani! »

giovedì 3 dicembre 2015

LA CLASSE OPERAIA IN PARADISO: JAMIE VARDY

C’è un giocatore che più  di tutti rappresenta l’orgoglio della gente comune che va allo stadio, quella gente che sta pian piano scomparendo dagli stadi inglesi, e non solo, per via dei prezzi inaccessibili per chi di lavoro fa, per esempio, l’operaio.
Operaio avete detto? Ma che c’entra un lavoro cosi’ umile con il campionato più ricco e esclusivo del mondo? Bhe, oggi 3 dicembre 2015 il giocatore che guarda tutti dall’alto nella classifica marcatori è uno che fino a 5 anni fa giocava in  Conference (la quinta serie inglese, la nostra Promozione) e per campare andava ogni giorno in una delle fabbriche fredde, grigie e cupe della Midlands inglesi.
Se ci pensate solo un secondo è passato in pochi anni dalla lana grezza e ispida al vellutato prato dello Stanford Bridge, dove ha trovato anche il tempo di spingere Jose fin quasi all’esonero con uno dei gol suoi, un po’ brutti, un po’ goffi ma sempre efficaci.
Ah già, i gol… il buon Jamie da Sheffield ne ha segnati 14, 14 in altrettante partite; è un record che apparteneva a Ruud Van Nistelrooy, non certo il primo degli scarsi.
E il Leicester in tutto questo è primo a pari merito con il Manchester City; siamo a dicembre, siamo al giro di boa, se le volpi blu hanno resistito per oltre 3 mesi perché non resisterne 5?! Sarebbe l’apoteosi del nostro calcio, il calcio di provincia…
 “Ultima giornata, il Leicester porta via 3 punti dallo Stanford Bridge e si laurea campione d’Inghilterra per la prima volta”
Non so quanto pagherei per leggere questa frase sulla Gazzetta dello Sport, non so quanto pagherei per vedere la faccia delusa di Abramovich e degli sceicchi quatariani mentre ammirano il bomber pagato 35.000 sterline che alza la coppa… però rimane un sogno, la realtà è un’altra; Vardy non segnerà all’infinito e Ranieri non ha alternative all’altezza, ma finchè la fredda matematica farà svanire il mio sogno, io ci credo, io credo ad  Leicester campione.
Ma ora torniamo al nostro attaccante, è veloce, tecnico e abile con entrambi i piedi. Se arriva un cross, potete scommetterci tutto quello che volete che la prima zucca che incoccerà quel pallone sarà la sua. Rubando le parole ad un suo compagno di squadra, il portiere Kasper Schmeichel, Jamie Vardy è colui che è in grado di trasformare una cattiva palla in buona occasione e una buona occasione in gol, insomma insieme al connazionale Rooney e al polacco Lewandowski è l’identikit dell’attaccante moderno; ma forse non mi credete, non credete che sia cosi’ forte, allora ora vi faccio leggere uno scambio di battute tra Jamie e un certo allenatore che di calcio sembra azzeccarci qualcosa.
“Ma non la smetti mai di correre?
“Non conosco nessun altro modo di giocare a pallone”

P.S la prima frase è di un certo José Mário dos Santos Mourinho Félix, meglio noto come José Mourinho, conoscete?