Poche sono
le partite che hanno cambiato la storia del calcio, forse 2-3 come il Maracanazo,
dove la Celeste ha strappato dalle mani brasiliane un mondiale che era già loro,
oppure Inghilterra- Ungheria dove i
magiari capitanati da Puskas e Hidegkuti hanno umiliato i superbi ed ormai ex maestri
britannici in casa loro, a Wembley, per 3 a 6.
Ma c’è una
partita che almeno secondo me ha cambiato il mondo e non solo quello calcistico,
sto parlando della partita del secolo, Italia-Germania 4 a 3.
Gli spettatori sono 102.444, fa caldo, molto
caldo: 25 gradi. Tanta umidità. La combinazione fra i 2200 e passa metri di
altitudine e l'inquinamento produce un'aria appiccicosa e salmastra, il cielo è
di quel grigio chiaro che spesso si vede a Mexico City.
In Italia la
telecronaca sfida il record d'ascolto stabilito l'anno prima dallo sbarco
dell'uomo sulla luna, il telecronista Nando Martellini (che passerà alla
storia) ammette che la Germania è favorita. C'è attesa, però nessuno al mondo
sa’ o immagina che il dio del pallone sia
pronto a tanto.
Per la
verità penso che il dio del pallone (no, non stiamo parlando di Maradona) abbia
sonnecchiato anche lui nei primi 89’ minuti di partita, perché l’Italia sta per
portare a casa la vittoria nel modo più comodo e italiano che si possa
immaginare, con un bel CATENACCIO, minimo sforzo e massimo risultato.
Ma il dio del
pallone aveva in mente altro… Infatti come
abbiamo già detto il primo gol fu segnato da Roberto Boninsegna, dopo soli otto
minuti dall'inizio della partita, frutto di una combinazione con Gigi Riva. Per
i seguenti ottanta minuti l'Italia tese il solito e fidatissimo catenaccio, ma il
milanista Karl-Heinz Schnellinger, con il suo primo e unico gol in
quarantasette partite con la nazionale, portò la gara in parità due minuti e
mezzo oltre i tempi regolamentari. La cosa, contrariamente a quanto succede
oggi, a quei tempi era più unica che rara; infatti praticamente in quasi tutte
le partite gli arbitri fischiavano la fine allo scadere del famigerato 90º
minuto. Questo spiega la delusione e lo sconcerto del telecronista Nando
Martellini che al fischio finale dei tempi regolamentari disse al microfono: “Questo
Yamasaki! Due minuti e mezzo dopo la fine del tempo regolamentare!”.
L’Italia ora
ha bisogno di rivedersi, di cambiare gioco, il catenaccio è saltato e con esso anche
la formazione iperdifensiva messa in campo dal mister Valcareggi, ora ci sono i
tempi supplementari e occorre vincere per non incappare in una delle peggiori
delusioni sportive della storia italiana, proprio contro i detestati teutonici.
I
supplementari però iniziarono nel modo peggiore, Gerd Müller segna un gol di
pura furbizia al 94', infatti fu abile a sfruttare un errato tocco della difesa
italiana dopo un debole colpo di testa di Uwe Seeler; ma poco dopo rimise in
parità la partita un altro difensore, Tarcisio Burgnich (al suo secondo e
ultimo gol in nazionale in sessantasei partite), anche questo su un errore
difensivo, questa volta tedesco. L'Italia, un minuto prima della fine del primo
tempo supplementare, passò addirittura in vantaggio, con uno straordinario
assolo di Riva in contropiede.
Ma il Dio
non è ancora sazio, e così iniziò il secondo tempo supplementare, proprio in
questo lasso di tempo si vide una delle scene più belle che il mondo del calcio
abbia mai offerto, il fortissimo difensore tedesco Beckenbauer, a seguito di un
infortunio che gli causò la lussazione di una spalla, restò stoicamente in
campo, giocando con un braccio fasciato lungo il corpo, fino alla fine dei
supplementari. Torniamo alla cronaca della gara, al quinto minuto del secondo
tempo supplementare, la Germania trovò il pareggio. Il colpo di testa di Seeler
su un pallone proveniente da un calcio d'angolo sembrò indirizzare la palla
fuori, ma Müller (sempre meravigliosamente Gerd) intervenne di testa, trovando uno spiraglio
tra Rivera (piazzato sulla linea di porta) e il palo.
Siamo 3 a 3,
è il momento della verità, rimangono solo 10 minuto e lo spettro dei rigori
aleggia sul campo messicano; ma… come nei poemi epici più belli, dopo solo un
minuto dalla doppietta di Müller arriva il gol della vittoria, targato Rivera, palla
rimessa in gioco dal centro campo, undici passaggi, nessun intervento dei
tedeschi e conclusione dello stesso Rivera che di piatto superò Maier. Finì 4-3.
Il mondiale
sappiamo tutti come finì, ci arrendemmo in finale con un perentorio 4 a 1 contro
il Brasile; ma forse quella partita, quella fantastica semifinale era ed è la
pagina più bella della nazionale italiana.
Un certo signorotto
inglese che nel tempo libero governava la nazione più potente d’Europa disse…
“Gli
italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le
guerre come se fossero partite di calcio.”
Ecco… molto
probabilmente quella notte vincemmo veramente una battaglia contro quelli che
poco meno di venti anni prima ci erano stati alleati e in seguito invasori.
Tutt’oggi se
vi fate un giro nella capitale dello stato centroamericano, più precisamente
fuori dallo Stadio Azteca, avrete l’opportunità di scorgere una targa che
commemora quella partita che è diventata nel tempo più epica che sport.
All’inizio
dell’articolo dissi che il telecronista Nando Martellini è passato alla storia,
ci è passato grazie a questa frase; semplice, ma bellissima proprio per la sua
semplicità.
« Che
meravigliosa partita, ascoltatori italiani! »
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