sabato 12 dicembre 2015

PARTITA DEL SECOLO, JAHRHUNDERTSPIEL, PARTIDO DEL SIGLO.


Poche sono le partite che hanno cambiato la storia del calcio, forse 2-3 come il Maracanazo, dove la Celeste ha strappato dalle mani brasiliane un mondiale che era già loro, oppure Inghilterra- Ungheria  dove i magiari capitanati da Puskas e Hidegkuti hanno umiliato i superbi ed ormai ex maestri britannici in casa loro, a Wembley, per 3 a 6.
Ma c’è una partita che almeno secondo me ha cambiato il mondo e non solo quello calcistico, sto parlando della partita del secolo, Italia-Germania 4 a 3.
 Gli spettatori sono 102.444, fa caldo, molto caldo: 25 gradi. Tanta umidità. La combinazione fra i 2200 e passa metri di altitudine e l'inquinamento produce un'aria appiccicosa e salmastra, il cielo è di quel grigio chiaro che spesso si vede a Mexico City.
In Italia la telecronaca sfida il record d'ascolto stabilito l'anno prima dallo sbarco dell'uomo sulla luna, il telecronista Nando Martellini (che passerà alla storia) ammette che la Germania è favorita. C'è attesa, però nessuno al mondo sa’ o  immagina che il dio del pallone sia pronto a tanto.
Per la verità penso che il dio del pallone (no, non stiamo parlando di Maradona) abbia sonnecchiato anche lui nei primi 89’ minuti di partita, perché l’Italia sta per portare a casa la vittoria nel modo più comodo e italiano che si possa immaginare, con un bel CATENACCIO, minimo sforzo e massimo risultato.
Ma il dio del pallone aveva in mente altro… Infatti  come abbiamo già detto il primo gol fu segnato da Roberto Boninsegna, dopo soli otto minuti dall'inizio della partita, frutto di una combinazione con Gigi Riva. Per i seguenti ottanta minuti l'Italia tese il solito e fidatissimo catenaccio, ma il milanista Karl-Heinz Schnellinger, con il suo primo e unico gol in quarantasette partite con la nazionale, portò la gara in parità due minuti e mezzo oltre i tempi regolamentari. La cosa, contrariamente a quanto succede oggi, a quei tempi era più unica che rara; infatti praticamente in quasi tutte le partite gli arbitri fischiavano la fine allo scadere del famigerato 90º minuto. Questo spiega la delusione e lo sconcerto del telecronista Nando Martellini che al fischio finale dei tempi regolamentari disse al microfono: “Questo Yamasaki! Due minuti e mezzo dopo la fine del tempo regolamentare!”.
L’Italia ora ha bisogno di rivedersi, di cambiare gioco, il catenaccio è saltato e con esso anche la formazione iperdifensiva messa in campo dal mister Valcareggi, ora ci sono i tempi supplementari e occorre vincere per non incappare in una delle peggiori delusioni sportive della storia italiana, proprio contro i detestati teutonici.
I supplementari però iniziarono nel modo peggiore, Gerd Müller segna un gol di pura furbizia al 94', infatti fu abile a sfruttare un errato tocco della difesa italiana dopo un debole colpo di testa di Uwe Seeler; ma poco dopo rimise in parità la partita un altro difensore, Tarcisio Burgnich (al suo secondo e ultimo gol in nazionale in sessantasei partite), anche questo su un errore difensivo, questa volta tedesco. L'Italia, un minuto prima della fine del primo tempo supplementare, passò addirittura in vantaggio, con uno straordinario assolo di Riva in contropiede.
Ma il Dio non è ancora sazio, e così iniziò il secondo tempo supplementare, proprio in questo lasso di tempo si vide una delle scene più belle che il mondo del calcio abbia mai offerto, il fortissimo difensore tedesco Beckenbauer, a seguito di un infortunio che gli causò la lussazione di una spalla, restò stoicamente in campo, giocando con un braccio fasciato lungo il corpo, fino alla fine dei supplementari. Torniamo alla cronaca della gara, al quinto minuto del secondo tempo supplementare, la Germania trovò il pareggio. Il colpo di testa di Seeler su un pallone proveniente da un calcio d'angolo sembrò indirizzare la palla fuori, ma Müller (sempre meravigliosamente Gerd)  intervenne di testa, trovando uno spiraglio tra Rivera (piazzato sulla linea di porta) e il palo.
Siamo 3 a 3, è il momento della verità, rimangono solo 10 minuto e lo spettro dei rigori aleggia sul campo messicano; ma… come nei poemi epici più belli, dopo solo un minuto dalla doppietta di Müller arriva il gol della vittoria, targato Rivera, palla rimessa in gioco dal centro campo, undici passaggi, nessun intervento dei tedeschi e conclusione dello stesso Rivera che di piatto superò Maier. Finì 4-3.
Il mondiale sappiamo tutti come finì, ci arrendemmo in finale con un perentorio 4 a 1 contro il Brasile; ma forse quella partita, quella fantastica semifinale era ed è la pagina più bella della nazionale italiana.
Un certo signorotto inglese che nel tempo libero governava la nazione più potente d’Europa disse…

“Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio.”

Ecco… molto probabilmente quella notte vincemmo veramente una battaglia contro quelli che poco meno di venti anni prima ci erano stati alleati e in seguito invasori.
Tutt’oggi se vi fate un giro nella capitale dello stato centroamericano, più precisamente fuori dallo Stadio Azteca, avrete l’opportunità di scorgere una targa che commemora quella partita che è diventata nel tempo più epica che sport.
All’inizio dell’articolo dissi che il telecronista Nando Martellini è passato alla storia, ci è passato grazie a questa frase; semplice, ma bellissima proprio per la sua semplicità.


« Che meravigliosa partita, ascoltatori italiani! »

Nessun commento:

Posta un commento