Ci sono
squadre che giocano per vincere trofei, altre per mere questioni economiche ed
altre invece che giocano per un ideale; oggi parlerò di una squadra e di una
società che vince per veicolare un messaggio, un pensiero, una filosofia di vita:
oggi parlo del Rayo Vallecano.
Se sei la
terza squadra di Madrid insieme al Real e all'Atletico sai principalmente due
cose: che i tuoi tifosi dovranno verosimilmente perdere ogni anno non uno (e fa
già male) ma due derby, la seconda è che dovrai faticare anche solo per far
conoscere il tuo nome, ma in questo caso il Rayo (fulmine in spagnolo) può
contare sul quartiere proletario di Madrid: Vallecas, da cui viene il nome
della squadra.Questo è uno di quei casi in cui se si conosce il quartiere o la città di origine si conosce anche la squadra; perchè in questo caso la squadra è la continuazione fisiologica di Vallecas; quelli stessi operai e impiegati che durante la settimana pensano a mandare avanti Madrid la domenica riempiono il "Campo de Fútbol de Vallecas", facendolo diventare una bolgia bianco-rossa nonostante i soli 15000 posti a sedere.
Ma quei tifosi li sono un pò particolari; si chiamano i Bukaneros, prendono il nome dalla tipica battaglia navale tenuta ogni anno nel quartiere di Vallecas (dove la spiaggia più vicina è a 400 km, ma l'ho detto che sono strani, no?), anche se a parte lo strano nome sono famosi anche per un'altra cosa: sono una delle tifoserie più a sinistra del panorama calcistico internazionale: antifascisti e lottano costantemente contro il calcio moderno, di cui hanno la reincarnazione a pochi kilometri verso nord... il Real Madrid.
Ma forse non mi credete che in quello strano quartiere sono così orgogliosi di questa squadretta; e per convincervi vi racconto un gol, uno solo, il più importante:
È il 13
maggio 2012, è l'ultima giornata della Liga e lo stadio di Vallecas è stracolmo
in ogni ordine di posto, ma mentre nel centro di Madrid la borghesia festeggia
il titolo, qui a Vallecas il Rayo è impantanato in una situazione molto pericolosa,
servono tre punti per salvarsi e il cronometro ha già digitato il numero 90;
siamo nei minuti di recupero, 0a0 contro il Granada e il Rayo ha un calcio
d'angolo a disposizione; salgono tutti (compreso l'estremo difensore) tanto
ormai le cose da perdere sono finite.
La
retroguardia del Granada spazza via il pallone ma i difensori madrileni
recuperano lestamente la sfera e la buttano in mezzo, Michu la impatta
d'istinto ma colpisce la traversa; il pallone rimane lì e Raul Tamudo se la
trova sulla capoccia, deve solo rimanere in piedi, immobile e sarà gol.... Lui
rimane immobile e il pallone si insacca; dopo qualche frazione di secondo di
assoluto silenzio la curva dei Bukaneros esplode in un boato degno di un
Concorde ed entrano a migliaia sul campo da gioco (anche se mancano ancora 2
minuti); questa invasione se pur pacifica darebbe la possibilità al Granada di
rigiocare la partita, ma essendo ormai già salvi non sfruttano l'occasione, e
poi diciamoci la verità... Non sarà piaciuto anche a loro partecipare a quei
minuti di sterminata gioia mista a follia?Dopo questa piccola descrizione del gol-salvezza del 2012 credo di aver risposto alla domanda di prima e dato che voglio mettervi alla prova ve ne faccio un’altra: se nella vostra vita andrete mai a Madrid, cosa andrete a vedere? Gli scarpini super fighi di CR7?, i capelli d'ultima moda di Griezmann? Oppure entrerete nello stadio di Vallecas e di sfuggita guarderete dritto davanti a voi, per leggere la scritta che sovrasta il muro posto dietro l’altra porta, dove tribune non ce ne sono?
E mi direte (giustamente) 1000 km per vedere un muro? Ma cosa c'è scritto su quel muro? Ecco; questa è la domanda conclusiva, e vi rispondo che la frase pitturata sul muro è “JUNTOS PODEMOS” (uniti possiamo); quello è (secondo me) il riassunto di Vallecas, perchè da quelle parti, nel barrio, nel cuore operaio di Madrid, conoscono solo un modo per fare le cose: aiutandosi l’uno con l’altro come MEDIANI.
In conclusione voglio dire che essere del Rayo, a Madrid, non è facile. Ma deve essere bellissimo, perchè i milioni del Real o e dell’Atletico, loro, non li hanno. Ma hanno l’orgoglio, quello vero. Un particolare che, anche nel calcio moderno, può contare ancora di più, può far vincere le partite e decidere i campionati. Non saranno coppe, non saranno titoli. Ma a Vallecas, una salvezza vale più di ogni altra cosa. A Vallecas una salvezza vale l’orgoglio di un popolo intero.
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